Le proteste sindacali rischiano di essere criminalizzate come “interruzione di pubblico servizio” o “blocco stradale”, limitando drasticamente la libertà di riunione e di espressione dei lavoratori
Il 4 aprile 2025 il Governo Meloni ha approvato un nuovo decreto-legge che ripropone la maggior parte dei nuovi reati contenuti nel cosiddetto “ddl Sicurezza”.
Dopo mesi di mobilitazione, a cui come CGIL abbiamo partecipato attivamente, la scelta di stralciare il disegno di legge in discussione in Parlamento e sostituirlo con un decreto-legge, rappresenta un atto gravissimo, inaccettabile sul piano istituzionale e democratico.
Questa scelta conferma la deriva autoritaria dell’attuale maggioranza e lo scarso rispetto del Parlamento e delle istituzioni democratiche.
Il passaggio in esame da DDL (disegno di legge) a DL ha in parte accolto i rilievi mossi dal Quirinale, ma conservato in tutta la loro gravità i provvedimenti volti ad attuare una riduzione preoccupante degli spazi di libertà e dissenso, in particolare attraverso la codificazione di nuovi reati e la trasformazione di sanzioni amministrative in reati penali.
Il nuovo testo presenta 39 articoli che apportano diverse novità su materie che spaziano dall’occupazione di immobili, alla cannabis light, dal daspo urbano alla nuova fattispecie di reato legata al blocco stradale.
In particolare, le proteste sindacali rischiano di essere criminalizzate come “interruzione di pubblico servizio” o “blocco stradale”, limitando drasticamente la libertà di riunione e di espressione dei lavoratori, con gravi ricadute sulla possibilità di organizzare mobilitazioni a difesa di interessi generali e collettivi, come la difesa dell’occupazione e la risoluzione di gravi crisi aziendali.
Riteniamo inoltre che sia fondamentale evidenziare che il DL utilizza metodi securitari per affrontare questioni che richiederebbero, invece, delle risposte sul piano sociale, occupazionale, educativo e culturale.
Non si crea sicurezza dal nulla, nei contesti dove ci sono marginalità e povertà. Soprattutto, non si crea sicurezza reprimendo, marginalizzando e incarcerando chi già vive ai margini della società.